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Fé.ris, cosa ne pensa FIAB


In questi mesi estivi, dove la politica non va in ferie, assistiamo e proviamo a partecipare alle vicende intorno al progetto Fé.ris, che mette insieme la rigenerazione dell’ex caserma Pozzuolo del Friuli, dell’ex Edilizia Estense di viale Volano e la costruzione di un “nuovo(?)” supermercato in via Caldirolo.


In un incontro realizzato dall’assessore Alessandro Balboni con le associazioni ambientaliste, FIAB ha ribadito la sua posizione di sostanziale perplessità per l’operazione complessiva. Elenchiamo i principali punti che per noi richiederebbero ulteriori verifiche.

FIAB si occupa di mobilità urbana e va da sé che il primo punto preso in esame è quello che prevede la realizzazione di un parcheggio nel sottomura di via Volano. Siamo convinti che non servano altri posti auto, soprattutto se l’intento dell’amministrazione comunale è quello di limitare l’uso dell’auto privata in città. Togliere un’area di degrado per realizzare un parcheggio da almeno 200 posti auto a ridosso delle Mura rientra nella logica di promuovere un’azione positiva introducendo un fattore negativo: un parcheggio porta sottrazione di suolo, inquinamento dell’aria e del paesaggio, surriscaldamento dell’ambiente.


Gli spazi urbani sono composti da due elementi, uno fisico e uno valoriale, la progettazione degli spazi pubblici deve partire dalla conoscenza della natura duplice dei luoghi, dell’esistenza delle sue due dimensioni, fisica e simbolica. Nel progetto non si vede unicità e la continuità è contenuta solo nel logo Fé.ris, graficamente molto bello ma insufficiente, limitarsi all’aspetto grafico o ad alcuni render umilia la “storia” di questi luoghi: cosa sono stati, quale evoluzione hanno avuto nel tempo.

Troppo spesso nella pianificazione della mobilità urbana si fanno prevalere le esigenze di chi si sposta in auto, sacrificando quelle di chi preferisce spostarsi a piedi o in bicicletta.

FIAB chiede che si tolgano parcheggi in centro storico al fine di compensare parzialmente la sottrazione di suolo del parcheggio di via Volano. Per esempio si potrebbe liberare dalle auto: piazza Travaglio; le vie nei pressi del parcheggio di via Borgoricco, stupidaggine della precedente giunta; corso Martiri della Libertà dove in poche decine di metri si trovano il Castello Estense, il Duomo e il Palazzo Municipale. Il paesaggio urbano ne verrebbe enormemente valorizzato.


Ex Caserma: benissimo riqualificare un’area abbandonata da 30 anni per farne un Campus universitario con spazi pubblici aperti, non è chiaro se e come sia stata coinvolta Ergo - agenzia regionale per il diritto allo studio. Se così non fosse rischierebbe di essere solo un’operazione immobiliare “tipo Darsena city”.


Infine, ultimo punto, quello cardine su cui tutto ruota e si sviluppa, il supermercato che porta in dote 85 milioni di euro e che permetterà di realizzare nella sua interezza il progetto Fé.ris.


Il dubbio che non sia necessaria la presenza di un altro supermercato sorge spontanea, soprattutto in una città come Ferrara che ha visto spopolare il centro di negozi e attività commerciali di vicinato, raggiungibili in bici e che rendono vivace una città.

Il dubbio aumenta per l’opinione condivisa anche da associazioni di categoria del commercio. Perché non investire in operazioni che portino i cittadini a fare gli acquisti in bicicletta, aumentando il numero degli stalli sicuri per bici e favorendo l’uso delle cargo bike?


Nella presentazione del progetto Fé.ris leggiamo che Ferrara è rigenerazione, innovazione, sostenibilità. Finora di queste parole non vediamo molto. Più che “rigenerazione” si tratta di trasformazione; più che di “innovazione” si tratta di riproporre sempre la stessa musica, anche se i musici sono cambiati; e per quanto riguarda la “sostenibilità”, trattasi di termine in generale troppo abusato e che quindi ha perso il suo valore.


FIAB confida che il progetto preveda ancora margini di manovra, permettendo all’elemento valoriale e simbolico di esprimersi con forza. Ferrara ha una storia importante, non limitiamoci a ricordarla unicamente nei testi di presentazione dei progetti, rendiamola visibile nei lavori realizzati. Solo rispettando e ricordando la storia dei nostri luoghi potremo fare innovazione.

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